Alcuni cenni sulle forme più comuni: la RETINITE (RETINOPATIA) PIGMENTOSA e la MALATTIA DI STARGARDT. Negli ultimi anni molte nuove acquisizioni hanno portato a meglio conoscere: - (numerose, soprattutto per la R.Pigmentosa) possibilità di alterazione genetica che stanno alla base di queste malattie. - la disfunzione molecolare che di volta in volta, a seconda della alterazione genetica, “inceppa” il meccanismo della visione. Queste conoscenze permettono quindi, in molti casi, di riconoscere la alterazione genetica nelle persone affette e nei loro familiari, valutandone il rischio di trasmissibilità. La speranza futura è quella di poter sostituire il gene malato con la corretta sequenza di DNA (terapia genica). Tale speranza è alimentata dal recente successo ottenuto in queso ambito, per la prima volta nell’uomo, in alcuni bambini affetti da Amaurosi di Leber. Questa malattia deriva dalla alterazione di un singolo gene. Le cellule retiniche di questi bambini sono state “infettate” da un virus precedentemente modificato: nel suo genoma era stata inserita la porzione “corretta” del gene alterato nei piccoli pazienti. Il virus trasportatore della sequenza genetica corretta, penetrato nelle cellule retiniche del bambino, correggeva il difetto genetico. I risultati di parziale recupero retinico hanno giustamente impresso un’ottimistica spinta nei confronti di patologie di questo tipo, quali quelle di cui stiamo parlando. I problemi sul tappeto sono molti: la eterogeneità delle alterazioni genetiche (continuano a venire segnalate nuove famiglie portatrici di nuove alterazioni genetiche che si manifestano come retinite pigmentosa, ad esempio) e la conseguente difficoltà di definire tali alterazioni in ogni singolo caso. E’ comunque opportuno oggi cercare di definire l’errore genetico di ogni singolo caso: le banche dati mondiali che raccolgono queste informazioni potrebbero individuare quei casi che nel futuro potrebbero fruire della importante applicazione nell’uomo della terapia genica sopra descritta. La individuazione del deficit molecolare che “inceppa” il meccanismo della visione potrebbe inoltre individuare i casi in cui con la assunzione della molecola mancante potrebbe essere contrastata la progressione della malattia. In questo senso si stanno definendo i casi e le modalità di assunzione della vitamina A nella retinite pigmentosa. Analoghi tentativi vengono ricercati per la malattia di Stargardt. Nella malattia di Stargardt occorre distinguere una forma autosomica dominante (la alterazione genetica esprime la malattia, ed è più ricorrente nella famiglia) dalla forma recessiva. Pur nella variabilità di manifestazione clinica (età, entità del danno funzionale, ecc.), la localizzazione dei difetti genetici è molto più circoscritta rispetto alla retinite pigmentosa. Ciò renderà forse meno complessi gli sforzi per una possibile terapia sia genica sia farmacologica come più sopra accennate. Grazie all’avanzare delle tecniche di mappatura genetica, si sono trovare correlazioni tra malattie come la m. di Stargardt ed altre alterazioni retiniche congenite (“cosiddette pattern dystrophies e (fino a poco tempo fa ritenute) ”acquisite” (alcune forme di maculopatia degenerativa senile).
MALATTIE DELLA RETINA